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Rumore di passi nei giardini imperiali.

E' l'ultimo libro pubblicato da Alberto Liguoro
Genere: Fantascienza

"..in un tempo indefinito e in luoghi indefiniti, in una nuova dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, alcuni uomini e donne vivono una nuova Odissea."


martedì 6 luglio 2010

EUREKA!

Finalmente ho capito com’è che siamo arrivati ad essere classificati al 70mo posto nel Mondo per libertà e qualità dell’informazione.
Il nostro premier, altri personaggi della leadership e i vari seguiti (ma ho forti sospetti che la faccenda riguardi, o almeno abbia riguardato in passato, anche altri premier, esponenti politici e nutriti gruppi di accompagnatori italiani) sono sistematicamente ridicolizzati quando vanno all’Estero, per il loro velleitarismo e dilettantismo, e criticati per gli enormi sprechi (il famoso video, risalente a qualche anno fa, della schermaglia Schulz/Berlusconi al Consiglio Europeo, facilmente reperibile su facebook ed altri blog, docet, ma non solo; voci varie sono acquisibili un po’ dovunque a colabrodo).
Ora, per carità, nessun pregiudizio, magari la situazione è più disdicevole per i ridicolizzatori che non per i ridicolizzati, ma fatto sta che nessun riferimento è riportato dai mass media italiani, silenzio assoluto, a parte i commenti inquadrabili nell’area dei giornalisti che si possono definire "di regime", i quali, al contrario, esaltano le performance dei nostri esponenti all’Estero e le propongono e propagandano come eventi di successo dell’Italia come sistema-Paese.
In tal modo, ogni volta che ciò è accaduto (spesso; probabilmente molto più spesso di quanto non si immagini), siamo retrocessi di qualche punto, fino a scivolare al 70mo posto.

Anche qui, come si fa ad uscirne?
Ognuno dovrà fare la sua parte, ovviamente.
Per quanto riguarda i giornalisti, ai quali più direttamente mi rivolgo trovando per me più congeniale, al momento, questo polo dialettico, io credo che bisognerà molto lavorare sul coraggio.
Se “tutti” o almeno la maggior parte avranno coraggio sarà più difficile sconfiggere e magari uccidere gli isolati avamposti.
Il giornalista, secondo me, deve indagare, tirare fuori il succo della notizia e proporla senza tema di far dispiacere nessuno.
La perdita del posto di lavoro? La necessità di mantenere la famiglia? Si capisce bene che se questi sono i parametri sulla base dei quali viene svolto il lavoro, il futuro è triste.
E’ vero che non bisogna neanche essere utopistici;
però possiamo noi negare che se ci fosse un’etica giornalistica consolidata e diffusa nel senso indicato, sarebbero molto meno i pericoli correlati agli interrogativi proposti?
Perdere il lavoro e perché se chi subentra ha, quantomeno prevalentemente, la stessa forma mentis? Perdere il lavoro, allora, solo a favore di chi? Dei lecca… piedi. Ma quanto può durare?
Lo stesso discorso vale per la famiglia. Anzi altri giornalisti, secondo me, sarebbero disposti a sacrificarsi, a tassarsi per aiutare chi si trovasse in difficoltà per ingiustizie subite. E’ già accaduto altre volte, e accade attualmente, anche in altri ambiti (Forze dell’Ordine, sindacalisti ecc.) quindi nulla di idealistico.
Certo starsene tranquilli a godersi lo stipendio (non vedo, non sento, non parlo come le tre scimmiette insegnano) è più comodo e tranquillo. Allora il 70mo posto è da considerare già una medaglia.
Presto, temo, dovremo schiodarci e precipitare ancora, raggiungendo la Giustizia al 140mo posto. Oltretutto sarebbe più omogeneo. Magari è il fondo quello (anche se… mai dire mai) e dal fondo non si può che risalire.

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