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Rumore di passi nei giardini imperiali.

E' l'ultimo libro pubblicato da Alberto Liguoro
Genere: Fantascienza

"..in un tempo indefinito e in luoghi indefiniti, in una nuova dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, alcuni uomini e donne vivono una nuova Odissea."


domenica 8 settembre 2013

MERCOLEDI' 8 Settembre 1943 - MERCOLEDI' 25 Aprile 1945


FRANCIA = 14 luglio

ITALIA = 25 aprile

Quello che per la Francia è la celebrazione e la grande festa del 14 LUGLIO 1789, deve essere e sarà per l’Italia, il 25 APRILE 1945; la giornata della “memoria condivisa”, come ha detto il professore e storico Guido D’Agostino, in occasione dell’incontro con la cittadinanza e con i giovani, organizzato, proprio per la ricorrenza, dall’Associazione “25 APRILE” di Nola. La strada è giusta, l’indicazione è quella, ma il percorso si sta appena svolgendo, è ancora tutto da compiere.

Il 25 aprile à una festa tutta italiana; non ci sono alleati qui, non ci sono francesi, polacchi, maghrebini, e così via.

La LIBERAZIONE dell’ITALIA è, con tutta evidenza, un concetto generale, al di là del dato storico della proclamazione ufficiale dell’insurrezione, da parte del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia.

Liberazione, prima di tutto dal Fascismo, che fu imposto in Italia, non con il confronto e l’affermazione delle idee, ma con manganellate, olio di ricino, arresti, minacce, ricatti; altrimenti mai il pacifico, agreste e faticatore popolo italiano lo avrebbe accettato;

Liberazione dalla guerra che mordeva e dilaniava l’Italia, vite, gioventù, ad opera dei Tedeschi e degli Alleati, da una parte e dall’altra, e dalla conseguente spaccatura dell’Italia in due o tre tronconi e la guerra civile tra figli della stessa Patria;

Liberazione dalla vergogna, dalle umiliazioni, gli stupri e le violenze che non ci furono risparmiate dagli Alleati stessi, il disprezzo e la diffidenza che fatti concreti, come la battaglia di Monte Lungo l’8 dicembre del ’43 e gli altri eroismi del rinato Esercito Italiano e le aspre e sanguinose lotte partigiane, non bastarono a riscattare; l’”americanizzazione” del Sud Italia con tutto quello che comportava in termini di perdita d’identità e di dignità (ricordate Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere”? Dove a tutto questo, si preferisce addirittura il rientro nell’autenticità e la sofferenza del Regime Sovietico imposto);

Liberazione della Cultura, delle Arti, della Letteratura, in un Paese che usciva malconcio, ma era tutto da ricostruire, da rifondare, con tutte le ovvie e comprensibili contraddizioni e battute d’arresto, ma con l’opportunità di vivere davvero e di crescere, che prima non c’era perché soffocata, calpestata, ritenuta veleno e non forza, vigore, gioventù del Paese.

La Festa della Liberazione è, quindi, la FESTA di TUTTI gli ITALIANI, affratellati dalla Storia; dire che essa è la celebrazione della sconfitta dell’Italia è una grande menzogna e stupidità messa in giro artatamente dai “soliti” destrorsi, o ritenuta in buona fede tale, per ignoranza o insulsaggine.

Da questo bisogna uscire.

La Giornata della LIBERAZIONE, preceduta da un anno e mezzo di eccidi, stragi, massacri di civili, ritorsioni, vendette anche, dall’8 settembre del ’43 giorno della sciagurata e ottusa ufficializzazione, senza procedura e senza strategia, di quella che era, con ogni evidenza, una inevitabile resa dell’Italia agli Angloamericani, al 25 aprile del ’45, che precedeva di pochi mesi la totale fine delle ostilità, è, e non può che essere, una FESTA di canti, danze, sventolii della bandiera italiana, gioia popolare, come dovette essere allora. MA DOVE SONO?

 

LIBERAZIONE anche dall’inettitudine di una classe politica e dirigente perdente nell’animo, prima che sul campo, perché formata non sui criteri del lavoro, dell’attività, dell’espressione, maturati e affinati dal confronto, dalla dialettica, ma basati sull’adulazione di gerarchi e gerarchetti vari;

LIBERAZIONE anche dall’ambiguità che molto spesso contraddistingue noi Italiani, figlia, soggettivamente, dell’ambizione, dell’arrivismo, della paura di cadere in disgrazia, la cui cura non può essere altro che la cultura, l’incoraggiamento, la giusta prospettiva, che solo una Democrazia radicata, prospera, definitiva, può dare, non certo una Dittatura, e oggettivamente dell’incertezza che non è certo solo un male italiano, ma almeno bisogna vederlo, e qui c’entrano l’onestà intellettuale, la scelta dei buoni maestri, la volontà altruistica come insegnamento, la visione d’insieme delle cose, dei problemi, delle alleanze ecc.

QUESTO è stato, e di questo si tratta; ma tutto questo deve ANCORA AFFERMARSI con convinzione e sentimento schietto e diretto.

Il 25 Aprile è ancora GIOVANE (come, tra l’altro, la folta partecipazione di giovani alla celebrazione, nell’aula consiliare del Comune di Nola, conferma), altro che SUPERATO.

Una riprova di tutto ciò?

Prendiamo la SPAGNA:

il Franchismo non è stato come il Fascismo ma ci è stato molto vicino; si è forgiato, a sua volta nel bagno di sangue della Guerra Civile, e ha dato prova della sua virulenza, soprattutto nella fase finale della sua Storia, con l’applicazione assolutamente criminale della pena di morte.

Ebbene, è sopravvissuto 30 ANNI al Fascismo, e sono stati 30 anni di arretratezza e inconsistenza internazionale per la Spagna, che l’hanno portata sempre più lontano e ai margini rispetto agli altri Paesi Europei, pur considerando che la Spagna non ha subito gli ENORMI GUASTI bellici, materiali e morali dell’Italia.

Questo perché la Spagna non ha  avuto un suo 25 APRILE.

Quando poi a metà degli anni ’70 si è tolta dal groppone il peso oppressivo e marcescente di quella amministrazione, quella mentalità, quella visione della vita sociale che, per oltre 35 anni l’aveva ammorbata, ha avuto un boom, nel giro di un paio di decenni in tutti i campi, dall’economia, alla modernità delle leggi, alle arti, all’architettura, spettacoli, cinema, scienza, impresa, senza precedenti, che, pur rimanendo essa afflitta da problemi forse maggiori, rispetto ad altri Paesi, proprio per la sua storia pregressa, la colloca accanto alle altre Nazioni europee, in condizioni di sostanziale parità, per il che Francisco Franco che amava la sua povera gente, si rivolterà, probabilmente nella tomba.

Qui finisce questo mio breve intervento, ma non finisce l’impegno, e concludo con un ultimo messaggio: continuate così, con costanza e determinazione. Siate soprattutto voi giovani, perché questo Paese è soprattutto vostro, a non lasciar cadere il testimone; portatelo avanti e confrontatevi, rispondete a chi si attarda su vaghi elogi, non della Destra che, in ogni Paese Democratico c’è e, in un Sistema di Alternanza, contribuisce alla vita e al progresso dei cittadini, ma del Fascismo o simili Regimi.

Rispondete per le rime, con cura, con calma. La Ragione, alla fine, deve prevalere ed affermarsi.  

Alberto Pesce Liguoro

sabato 31 agosto 2013

NOLA, cronaca dall'eccidio, i martiri del '43

LIBRI: “NOLA, CRONACA DALL’ECCIDIO, I MARTIRI DEL ‘43” DI ALBERTO LIGUORO sarà in tutte le librerie a partire da LUNEDI' 2 SETTEMBRE

La vita di due sposi s’intreccia con la storia della prima rappresaglia nazista contro l’esercito italiano.

Sarà presentato a Nola l’11 settembre 2013 il libro di Alberto Liguoro, edito da Infinito Edizioni, che intreccia storia, cronaca e sentimenti nella ricostruzione della prima rappresaglia nazista, ad opera della Divisione Goering, contro l’esercito italiano.
L’11 settembre 1943, a Nola, undici ufficiali italiani furono fucilati dagli ex alleati tedeschi. Un massacro, che per decenni è stato quasi dimenticato, che provocò altri drammatici effetti a catena. Tra gli italiani al muro c’era il padre dell’autore, che sarebbe nato 6 mesi dopo l’eccidio.
Settant’anni dopo rivivono quegli eventi nel libro di Alberto Liguoro che, come una cinepresa invisibile, si muove all’interno dei fatti.

Alla presentazione, che si terrà nel corso di un convegno che farà seguito alla commemorazione solenne del 70° anniversario dell’eccidio, interverranno, alla presenza di Monsignor Beniamino DEPALMA, vescovo di Nola, oltre all’autore, il dott. Ferdinando IMPOSIMATO, Presidente Onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, lo storico Guido D’AGOSTINO, docente all’’Università Federico II di Napoli e studioso di storia della resistenza, il senatore Aldo MASULLO, filosofo e docente universitario; il giornalista Roberto ORMANNI, autore della prefazione al libro, che farà da moderatore.
L'evento avrà luogo, alle ore 16 dell’11 settembre, nel salone di rappresentanza del Museo Archeologico di Nola.
La mattina dello stesso giorno si terrà una cerimonia solenne davanti al monumento ai caduti, con picchetto d’onore dei bersaglieri e con la partecipazione del Sindaco di Nola e del Sindaco e Municipalità di San Marco dei Cavoti, paese natale di Alberto Liguoro, il Club Rotary Nola-Pomigliano d'Arco ed altre Autorità Civili e Militari. Seguirà colazione offerta, alla mensa Ufficiali dell’esercito, in Nola.

L’opera di Alberto Liguoro “Nola, cronaca dall’eccidio”, edita da Infinito Edizioni – www.infinitoedizioni.it – uscirà in libreria il 2 settembre 2013.
Per informazioni: Infinito edizioni: 059/573079
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

Non mi sento di criminalizzare un intero popolo per i crimini contro l'Umanità e i crimini di guerra commessi dai NAZISTI, a partire dalla fine degli anni '30 fino alla definitiva sconfitta nel 1945. Non va dimenticato che 100.000 militari disertarono dall'esercito tedesco, con ogni intuitiva conseguenza, per prendere le distanze, con sacrificio, dalle efferatezze che venivano commesse. Non dobbiamo dimenticare che ufficiali e soldati tedeschi che si rifiutavano di commettere il tremendo massacro di Cefalonia, tra il 22 e il 24 settembre del '43, furono minacciati di essere fucilati unitamente ai 5.035 militari italiani catturati.

E' IMPORTANTE RICORDARE.
E' IMPORTANTE FARE TUTTO IL POSSIBILE perché mai più accadano VERGOGNE SIMILI.

martedì 16 aprile 2013

TUTTO è POLITICA. Non esiste l'ANTIPOLITICA o NON POLITICA

IL CASALEGGIOPENSIERO C’è qualche buon Samaritano che può spiegarmi che cosa significa “Il Presidente della Repubblica (o chiunque altro) non deve venire dalla Politica”? C’è qualcosa o qualcuno che può “non venire dalla politica” quando TUTTO è POLITICA, come è ormai assodato, grazie alla Storia e ai Grandi Maestri? Anche parlare come Casaleggio e Grillo è una “scelta politica”. L’atteggiamento da avere nei confronti degli immigrati clandestini o non clandestini, in che modo può essere “politico” o “non politico”? E altrettanto dicasi per il ritiro o meno dei soldati italiani dall’Afghanistan; altrettanto per quanto riguarda la scuola, la cultura, gli spettacoli, la fine delle discriminazioni nei confronti degli omosessuali, gli esperimenti scientifici (ricordate il braccio di ferro sulle cellule staminali, la fecondazione assistita ecc.?). L’aborto, il divorzio, sono tematiche “extrapolitiche”? E le problematiche delle violenze, soprattutto alle donne, la pedofilia, il degrado urbano e suburbano, la disoccupazione, ecc.? Che facciamo? Ci facciamo un balletto sopra? Infiliamo il tutto nei videogiochi? Non sarebbero, forse, anche queste, scelte politiche? E i problemi della Giustizia, della qualità dell’Informazione e dell’Istruzione, della salute, dell’inquinamento, dell’incidenza fiscale, dell’economia, del coordinamento dell’economia italiana con quella europea, dei trattati internazionali, non sono problemi della Politica? Sono forse problemi idraulici o da torneo di burraco? E anche se la vedete così è, certo, un problema politico; anzi… un gran bel problema politico. La storia, il ricordo del passato, sono fondamentali per costruire il futuro. Lo si può riconoscere e dare per scontato questo ( sarete pure “antipolitici”, ma non credo siate “anti conoscenza e consapevolezza”, “anti diffusione culturale”, ecc.); o vogliamo seguire le orme di Ignazio che, a proposito del giorno della memoria della shoah, dice “ e basta co’ ‘ste menate! Dobbiamo metterci una pietra sopra”. E guarda tu se non è politica questa! Cattiva dal mio punto di vista, ma pur sempre “politica”; così come ci sono altri esempi di “buona politica”. Se tutto è politica… Ricordiamo i grandi dello spettacolo (e non solo) Totò, De Filippo, Troisi, ma anche Chaplin; e che dire del grande regista americano Michael Moore? Ed altri ancora; anche gli artisti, critici o altri soggetti in contrapposizione a quelli, perché sono in tale posizione se non per motivi politici? La poesia non è da meno. Potrebbero dircelo Neruda costretto all’esilio; Sciascia, Guttuso, rifiutarono, forse, la politica? E lord Byron fu più poeta o più politico? Dario Fo, Benigni, Gaber, il “vostro” Celentano, e lo stesso Grillo, come in genere nel cabaret, non hanno fatto della satira politica, e della critica politica, il piatto forte dei loro spettacoli? E altrettanto dicasi per quelli che li hanno osteggiati e hanno proclamato che “la politica deve rimanere fuori da film, teatro ecc.”. Non è forse questa una SCELTA POLITICA? E la censura degli spettacoli (oltre che dei media), semmai per aderire ai dettami ecclesiastici (ricordate “Nuovo Cinema Paradiso”?), non è “politica”? E far pagare o meno l’IMU alla Chiesa e, in generale, l’ingerenza di quest’ultima negli affari italiani? I rapporti con l’Estero bisogna tenerli in base ai referendum dei “navigatori su Internet”? E se si decidesse questo non sarebbe una scelta politica? Risulta che ci sia un Paese al Mondo che sia governato non in base a criteri di governo, ma di abilità nel gioco delle bocce o del cricket? Il governatorato di Schwarzenegger è ispirato forse alla circonferenza dei bicipiti? Dire che i bambini nati in Italia, da genitori stranieri, devono o non devono avere la cittadinanza italiana, che cosa è se non politica? Insomma, asserragliandoti dietro un muro, porte sprangate verso un indefinito concetto di “politica” che vuoi dire Gianroberto (insieme a Beppe)? Per caso “non ci capisco un cazzo, quindi dico NO a TUTTO, così nessuno se ne accorge, e vaffanculo”? Caspita che scelta politica questa! Promozione dell’IGNORANZA e della INCAPACITA’, temi molto cari alla Destra (Qualunquismo e Destra, del resto, sono sempre stati molto vicini). SPERO PROPRIO che NON SIA COSI’, che siamo in presenza di un fraintendimento, o di un momento un po’ “scapigliato” diciamo così, che poi troverà i giusti mezzi e le giuste leve per esprimersi in modo adeguato. La politica italiana è degradata? Giusto! Allora bisogna fare in modo di cambiarla, non sbatterla fuori della porta, e, in egual modo, perché non può che essere così, sbattere la porta in faccia a giornalisti, osservatori, società civile, lavoratori, studiosi, rimanendo chiusi in enclave; non escludendo gli altri, in tal modo, ma escludendovi voi “Grillini DOC” dall‘avere confronti, dialettica, accordi, compromessi anche, giacché è inevitabile in Democrazia, con gli altri. Pessima, nefasta scelta (a sua volta politica) questa! Come l’”Aventino” del ’24 dimostra. Se tu non ti occupi di Politica, la Politica si occupa di te. E’ un detto di radice vetero-comunista ma rimasto insuperato, e di grande attualità. A me hanno sempre insegnato che anche scegliere se farti o non farti la barba la mattina, è una scelta politica. HO semplicemente AVUTO CATTIVI MAESTRI?

martedì 2 aprile 2013

Lucio LAMI è morto il 31 marzo u.s. all’età di 77 anni.

Un altro pezzo di Storia, un altro pezzo di Milano e della nostra vita che se ne va. Lo ricordo soprattutto come corrispondente di guerra, negli anni ’80, originale e avvincente nei suoi resoconti e nei suoi libri. Lo avevo conosciuto in occasione di una conviviale e subito mi era apparso come un personaggio di avventura. L’ho poi rivisto, ma di rado. Recentemente ho avuto modo di rivederlo più spesso, quale vicepresidente del prestigioso Club PEN Italia al quale sono onorato di appartenere. Sempre lucido, anzi estremamente lucido; l’unico che strappò un applauso a scena aperta, in una recente assemblea, avendo sottolineato come la stragrande maggioranza dei Premi Letterari, in Italia, a partire dai più qualificati e affermati, è pilotata da interessi che nulla hanno a che vedere con la cultura e la vena artistica; ma nessuno, e tanto meno i mezzi di informazione, ha il coraggio di dirlo, e di fare qualcosa perché non sia più così. Però, avevo notato (ma magari è solo una mia impressione)… c’era qualcosa di amaro in lui, nelle sue espressioni, nelle sue parole, qualcosa di spento, che sapeva di profonda delusione.

PER Enzo JANNACCI e Franco CALIFANO

QUALCUNO, a volte, mi chiede che cosa è l’ARTE PERFORMATIVA. Io dico che l’arte performativa è POESIA; quella poesia che appartiene a tutti gli esseri umani, come l’anima (forse a tutti gli esseri senzienti). Poi, certo, c’è chi la valorizza, chi la penalizza, chi la uccide, chi la snobba, chi la esalta, ecc. Questa POESIA, questa PERFORMANCE, o ARTE PERFORMATIVA, può consistere nello scrivere una bellissima ode, dipingere una tela che susciti emozioni, modellare, scolpire, fare musica, oppure nell’andare a trovare un vecchio amico o un ammalato all’ospedale, aiutare un bambino a crescere, amare il proprio partner, amare un animale o un fiore e tante altre cose, fare karate o judo, o altre simili discipline, per esempio (non a caso si definiscono “arti marziali”), praticare altri sport, giocare, sperimentare, e così via. ALTRIMENTI dovremmo concludere che nella Storia dell’Umanità, esistono solo 100… 200? ARTISTI: Michelangelo, Giotto, Dante Alighieri, Shakespeare, ecc. ma che senso avrebbe? Tutti gli altri varrebbero ZERO? Un sistema cosmico per avere una manciata di persone sull’altare, e l’ammasso delle generazioni nella suburra e nella palude della vita? Visualizzazione questa, tra l’altro, contraddetta dalla logica comune. Se così fosse NESSUNO capirebbe, o forse pochi, pochissimi, quei geni. Se schiere infinite di popolazioni, di studiosi, di potenti, di altri artisti, li capiscono e li onorano, vuol dire che hanno dentro di sé altrettanta genialità, pezzi, o almeno un pezzo di essa. Al contrario, uccidere, torturare, stuprare, commettere atti di pedofilia, stragi ed altre cose del genere, ad esempio provoca irrimediabili orrori e, nello stesso tempo UCCIDE la POESIA, che è sì intorno, è nel Mondo, ma potenzialmente (oppure realmente, in precedenza) era anche nell’animo dell’assassino, del boia, dell’orco, dello stupratore. Un esempio lampante di questo ragionamento estremamente semplice, al di là di quelle che possono essere le apparenze, è proprio ENZO JANNACCI. Lui era certo un poeta, ed era anche un medico; ma la sua era poesia anche quando faceva il medico. Questa era la sua “performance” nella vita. Bisogna intuirlo prima che razionalizzarlo; “ci vuole orecchio”, come diceva… quel frammento della nostra vita che se ne va. Altrettanto vale per FRANCO CALIFANO. Tutta la sua vita era nella sua musica, così come per Caravaggio, la sua tormentata vita era nelle sue opere, non sarebbe stato il CARAVAGGIO, se avesse avuto una vita tranquilla; viceversa, probabilmente MANZONI non avrebbe scritto il “5 maggio” o i “Promessi Sposi” se avesse avuto una vita troppo movimentata; e gli esempi si possono enumerare all’infinito, mentre “tutto il resto è…” come dico io, con lui, in una mia poesia. Certamente, così come c’è chi si realizza attraverso mille cose, c’è chi si concentra su poche o pochissime cose (non parliamo mai di hobby; questa è una parola utile solo a squalificare il talento), e ci sono alcuni per i quali la poesia di ognuno, l’affermazione, la performance, si focalizza su un solo percorso, approfondito e consumato fino in fondo, o il più possibile: fare l’avvocato, il missionario, il bancario, l’artigiano, magari fare all’amore, o rigorosamente e semplicemente, appunto, scrivere versi o novelle; e così via. Ciascuno ha il suo modo di intendere l’arte. Non mi resta che concludere osservando come, per quelli della mia generazione, con la morte di Jannacci e Califano è come se fosse venuta a mancare un po’ di terra sotto i piedi; ma, che dire? Su con la vita… e in bocca al lupo per ogni cosa a tutti.

sabato 30 marzo 2013

UN MESSAGGIO di OTTIMISMO e di SPERANZA

UN MESSAGGIO di OTTIMISMO e di SPERANZA da Eugenio SCALFARI ad OTTO e ½ Alla precisa domanda “secondo lei come andrà a finire?” ha risposto “ma… tutto sommato, io sono ottimista.” Detto da un anziano e saggio signore, suona vero, suona sincero e fondato, anche se non ha precisato da quali elementi deriva il suo ottimismo. Stiamo a vedere. PERO’ devo dire che sono rimasto un po’ deluso quando ha dimostrato una certa superficialità (né la Gruber l’ha aiutato) a proposito del Presidente della Repubblica. Ha detto: “anche se fosse suo grandissimo amico, un Gianni Letta, diciamo, non potrebbe fare nulla per salvare Berlusconi dalla prigione. Si salverebbe solo se diventasse lui Presidente (più o meno perché poi ha precisato che l’immunità, comunque, non copre precedenti reati)”. Ma QUESTO non è AFFATTO VERO. Se un Gianni Letta, diventasse Capo dello Stato, gli CONCEDEREBBE LA GRAZIA il giorno stesso della sua condanna definitiva, con una GIUSTIFICAZIONE assolutamente PLAUSIBILE. Immaginiamo qualcosa del genere: “questo atto di clemenza ha come unica finalità il BENE DEL PAESE. Infatti solo così si potrà definitivamente chiudere una stagione di odi e di incomprensioni, e far finalmente nascere la NUOVA ITALIA”. Io così direi. Sono proprio contrariato e dispiaciuto che ad una persona di alto intelletto e grande esperienza, quale lui, senza alcun dubbio, è, sia sfuggito questo aspetto (che invece, ad esempio, ha ben colto, alle Invasioni Barbariche – sempre su La7 siamo - qualche giorno fa, Beppe SEVERGNINI). E’ ‘ST’ACQUA QUA… Eh! C’è poco da fare: BUSINESS a 5 stelle, per così dire, accaparrarsi la carica di CAPO dello STATO, per BERLUSCONI & company. GRAZIA ASSICURATA per lui e per Dell’Utri. Gli altri si mettano in fila. E la motivazione sempre la stessa, PAROLE-CHIAVE: pacificazione degli animi – eliminazione di incomprensioni e rivalità – stabilizzazione della vita pubblica e via giannilettizzando. E’ veramente l’UOVO di COLOMBO (o forse di GRILLO?)

LA RAGIONE da VENDERE di FRANCO BATTIATO

Battiato ha ragione da vendere e mi meraviglio che nessuno l'ha mai detto prima: * UN PARLAMENTO (e non solo) DI TROIE (ma “aprire un casino” è un’altra cosa. Occorre molta più onestà intellettuale e senso morale, per questo, che non stare in Parlamento) * Mi levo tanto di cappello di fronte a quelle donne che fanno il mestiere più antico del Mondo, appunto come mestiere, per 1000 motivi che non possiamo qui esaminare; in Italia poi, in condizioni estreme, di illiceità, soggette a papponi e a retate. Non guadagnano somme da capogiro perché poi bisogna mettere in conto il prezzo sociale e familiare pagato, e quello pesantemente pagato agli sfruttatori. Quelle più anziane, meno avvenenti, poi hanno storie incredibili alle spalle, e poi ci sono le minorenni, le immigrate, le schiave. E' giusto che paghino le tasse (in modo proporzionale ovviamente), ma in diverse condizioni, di radicali cambiamenti, da non tralasciare e studiare presto per evitare tante sofferenze ed ingiustizie. Queste si chiamano PROSTITUTE, in una accezione più colorita e diretta: PUTTANE, al limite BAGASCE o BALDRACCHE (CORTIGIANE è un po’ ambiguo, potrebbe essere il trait d’union con l’altro capitolo) . Il capitolo delle TROIE è un altro capitolo, a se stante, come è efficacemente illustrato nell’articolo di Sabina Ambrogi su GOLEM. Esso si divide in tre parti, poi è anche questione di fisico, di testa, nonché di orecchio, come diceva Jannacci: Quelle a cosce GIA’ aperte; esse si definiscono ESCORT, vengono strapagate (occorre chi paga, ovviamente, ma ce ne sono in giro) ma non sanno fare altro. Tipico esempio D’ADDARIO (infatti c’è il detto “essere alla D’Addario”). Poi ci sono quelle PRONTE ad aprire le cosce; queste si chiamano ONOREVOLI, CONSIGLIERE, MINISTRI, paradossalmente prendono di più, ma costano meno al “cliente”, perché “clienti” finiscono con essere tutti gli Italiani (è un fenomeno tipicamente italiano, questo; l’unico popolo, per la sua tradizione masochista, pronto a pagare per essere fottuto anziché per fottere). Tipico esempio MINETTI (infatti c’è il detto “essere alla Minetti”). Infine ci sono le SANTE e BIGOTTE (che come si sa sono meglio delle MIGNOTTE). Esse si sparpagliano tra segretarie, fidanzate ecc. Lì è come nelle offerte speciali delle connessioni Internet, paghi quello che consumi e amen. Tipico esempio PASCALE (detto in voga: “quella sì che ci ha saputo fare”). Qualche politico italiano (ma è molto, molto raro) è in grado di gestire tutte e tre le tipologie. C’è da considerare un’appendice: il capitolo delle TROIE al MASCHILE, diciamo così, esso, al di là della qualificazione tecnica, è, in realtà, composto da persone di ambo i sessi che non si vendono fisicamente, ma idealmente; come, con la consueta arguzia, individuato da Feltri, e riportato nell’articolo. Qui troviamo dirottatori di voti, sostenitori di leggi, portatori di bandiere ecc. La definizione scientifica è gli SCILIPOTI (non c’è alcun detto qui, perché è il nome proprio che, ormai è diventato nome comune, e presto lo troveremo nei Devoto & Oli alla lettera “S”). Anche questi costano parecchio e c’è tutto un prezzario di comparazione con quelle del capitolo principale, che non è il caso qui di esaminare. MORALE (si fa per dire): ha pienamente ragione BATTIATO, ed è stata una pessima decisione quella del Governatore della Sicilia CROCETTA, di dargli il benservito; era un’eccellenza per la Sicilia e avrebbe potuto fare molto per essa. Il PARLAMENTO ITALIANO (ma non solo; ci sono Consigli Regionali, come si è visto, e indubbiamente altre Istituzioni) E’ PIENO (prima lo era ancora di più, e di più ancora lo sarebbe stato se non ci avessero messo un freno gli elettori) DI TROIE; anzi, in alcuni casi (come nell’articolo è fatta corretta annotazione) di GRAN TROIONI. Complimenti all'estensore e alla testata di cui sopra, per aver fatto emergere questa nostra FECCIA SPECIFICA, in Europa, a differenza dei GRANDI GIORNALI PALUDATI, generici e conformisti (anche il “femminismo” come strombazzato dai media, lo è), della nostra asfittica informazione.