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Rumore di passi nei giardini imperiali.

E' l'ultimo libro pubblicato da Alberto Liguoro
Genere: Fantascienza

"..in un tempo indefinito e in luoghi indefiniti, in una nuova dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, alcuni uomini e donne vivono una nuova Odissea."


martedì 2 aprile 2013

PER Enzo JANNACCI e Franco CALIFANO

QUALCUNO, a volte, mi chiede che cosa è l’ARTE PERFORMATIVA. Io dico che l’arte performativa è POESIA; quella poesia che appartiene a tutti gli esseri umani, come l’anima (forse a tutti gli esseri senzienti). Poi, certo, c’è chi la valorizza, chi la penalizza, chi la uccide, chi la snobba, chi la esalta, ecc. Questa POESIA, questa PERFORMANCE, o ARTE PERFORMATIVA, può consistere nello scrivere una bellissima ode, dipingere una tela che susciti emozioni, modellare, scolpire, fare musica, oppure nell’andare a trovare un vecchio amico o un ammalato all’ospedale, aiutare un bambino a crescere, amare il proprio partner, amare un animale o un fiore e tante altre cose, fare karate o judo, o altre simili discipline, per esempio (non a caso si definiscono “arti marziali”), praticare altri sport, giocare, sperimentare, e così via. ALTRIMENTI dovremmo concludere che nella Storia dell’Umanità, esistono solo 100… 200? ARTISTI: Michelangelo, Giotto, Dante Alighieri, Shakespeare, ecc. ma che senso avrebbe? Tutti gli altri varrebbero ZERO? Un sistema cosmico per avere una manciata di persone sull’altare, e l’ammasso delle generazioni nella suburra e nella palude della vita? Visualizzazione questa, tra l’altro, contraddetta dalla logica comune. Se così fosse NESSUNO capirebbe, o forse pochi, pochissimi, quei geni. Se schiere infinite di popolazioni, di studiosi, di potenti, di altri artisti, li capiscono e li onorano, vuol dire che hanno dentro di sé altrettanta genialità, pezzi, o almeno un pezzo di essa. Al contrario, uccidere, torturare, stuprare, commettere atti di pedofilia, stragi ed altre cose del genere, ad esempio provoca irrimediabili orrori e, nello stesso tempo UCCIDE la POESIA, che è sì intorno, è nel Mondo, ma potenzialmente (oppure realmente, in precedenza) era anche nell’animo dell’assassino, del boia, dell’orco, dello stupratore. Un esempio lampante di questo ragionamento estremamente semplice, al di là di quelle che possono essere le apparenze, è proprio ENZO JANNACCI. Lui era certo un poeta, ed era anche un medico; ma la sua era poesia anche quando faceva il medico. Questa era la sua “performance” nella vita. Bisogna intuirlo prima che razionalizzarlo; “ci vuole orecchio”, come diceva… quel frammento della nostra vita che se ne va. Altrettanto vale per FRANCO CALIFANO. Tutta la sua vita era nella sua musica, così come per Caravaggio, la sua tormentata vita era nelle sue opere, non sarebbe stato il CARAVAGGIO, se avesse avuto una vita tranquilla; viceversa, probabilmente MANZONI non avrebbe scritto il “5 maggio” o i “Promessi Sposi” se avesse avuto una vita troppo movimentata; e gli esempi si possono enumerare all’infinito, mentre “tutto il resto è…” come dico io, con lui, in una mia poesia. Certamente, così come c’è chi si realizza attraverso mille cose, c’è chi si concentra su poche o pochissime cose (non parliamo mai di hobby; questa è una parola utile solo a squalificare il talento), e ci sono alcuni per i quali la poesia di ognuno, l’affermazione, la performance, si focalizza su un solo percorso, approfondito e consumato fino in fondo, o il più possibile: fare l’avvocato, il missionario, il bancario, l’artigiano, magari fare all’amore, o rigorosamente e semplicemente, appunto, scrivere versi o novelle; e così via. Ciascuno ha il suo modo di intendere l’arte. Non mi resta che concludere osservando come, per quelli della mia generazione, con la morte di Jannacci e Califano è come se fosse venuta a mancare un po’ di terra sotto i piedi; ma, che dire? Su con la vita… e in bocca al lupo per ogni cosa a tutti.

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