Prendendo spunto da un libro che sto leggendo sulla tragedia ormai ultracinquantenaria del popolo tibetano e sul drammatico esilio del Dalai Lama, ho scritto Tibet una piccola, piccolissima poesia, ma molto sentita (a volte non occorrono molte parole); un che di istintivo e spontaneo, quale contributo infinitesimale, ma pur vero ed esistente, allo sdegno per il lato oscuro e nefasto dell’Umanità e al tentativo di superare il male e andare avanti. E’ una c.d. poesia “visiva” che, grazie alla disponibilità, nonché gentile collaborazione grafica, per me preziosa, di Roberta Panizza, è possibile visionare sul blog www.poesiaedintorni.it/.
Quel che mi ha colpito in modo particolare è l’identità e, contemporaneamente, la profonda diversità con le vicende del popolo palestinese. Anche questo, sostanzialmente invaso da un altro popolo.
Ora i Tibetani hanno reagito, sostanzialmente con la negazione della violenza, sotto la guida spirituale del Dalai Lama (che, come da lui stesso affermato, si è rifatto anche all’impostazione di principio di Mahatma Gandhi nei confronti degli Inglesi), sperando che tale atteggiamento risvegli le coscienze della Comunità internazionale e ristabilisca alla fine la loro buona ragione.
I Palestinesi, all’opposto, hanno reagito con la più dura (possibile) reazione violenta, coinvolgendo tutti i popoli omologhi (e non), sperando che l’insopportabilità dei lutti e del sangue ristabilisca alla fine il loro diritto all’indipendenza e sovranità.
Come andrà a finire? Boh.
Ma questi sono due estremi di un cerchio che si chiude (o forse non si chiude) giacché ci sono moltissimi altri popoli sopraffatti da popoli sopraffattori di ieri e di oggi. Pensiamo agli Indiani d’America del Nord e del Sud, ai Mongoli, al dominio inglese in India, a tutti i colonialismi e alle relative lotte di liberazione, e, per venire più specificamente al territorio che più direttamente ci riguarda, l’Europa, non tralasciamo di riferirci anche all’olocausto degli ebrei, al muro di Berlino, agli Irlandesi, ai Baschi, perché no ai Sud Tirolesi (lasciamo perdere, per quanto riguarda il resto d’Italia, le argomentazioni strumentali dei leghisti nostrani, secondo cui, addirittura gli invasori sono diventati invasi), per non parlare, poi, dei numerosi popoli africani coinvolti nei “famosi” conflitti “dimenticati” e così via.
Come sarebbe il Mondo, se si togliessero inceppi, rivendicazioni, velleità di dominio e quant’altro e tutti i popoli si aprissero alla libertà, autodeterminazione e fratellanza? Forse un mondo meraviglioso, tuttavia utopico. Ma chi sa che un domani… l’utopia è pur sempre guida dell’umanità, no?
Per concludere ricordo che secondo le parole, appunto, del Dalai Lama, quello che, più di ogni altra cosa, deve starci a cuore è la salvezza del Pianeta Terra che dobbiamo amare e rispettare, altrimenti corriamo il rischio di perderlo e, con lui, l’esistenza dell’intero genere umano.
L’odio tra i popoli e la sopraffazione di un popolo sull’altro mette in grave pericolo proprio il futuro della Terra. Incomprensioni e prevaricazioni devono, quindi, essere superate per un ragionamento di base, per il destino fisico in senso stretto della terra che calpestiamo, per la vita di tutti; e devono necessariamente affermarsi la fratellanza e l’amore.
Io credo fermamente che la poesia può dare un grande aiuto in questo.
Ciao a tutti e buone vacanze.
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