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Rumore di passi nei giardini imperiali.

E' l'ultimo libro pubblicato da Alberto Liguoro
Genere: Fantascienza

"..in un tempo indefinito e in luoghi indefiniti, in una nuova dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, alcuni uomini e donne vivono una nuova Odissea."


mercoledì 21 novembre 2012

ULTIMISSIME

Risolti in un sol colpo i gialli dei petardi di Via Arenula e del sequestro Spinelli. La Magistratura, che come argutamente osservato dal ministro Severino, ha “più mezzi”, ha scoperto che all’interno del Ministero della Giustizia c’era Schettino che si era recato al Ministero della Marina Mercantile per mercanteggiare, appunto, sulla propria pensione, ma aveva sbagliato strada, e trovandosi facendo, aveva sbagliato pure portone, infilandosi nel Ministero di via Arenula. Salito all’ultimo piano, era rimasto un po’ spaesato perché aveva incontrato la Mussolini che era andata a registrare la 150a versione del “diario segreto” di suo nonno, trovato da Dell’Utri in mezzo alla collezione di francobolli di Gasparri, che non se ne era neanche accorto; l’aveva preso per un catalogo dell’Ikea. L’Alessandra nazionale aveva appena saputo che, alle primarie del PdL , si presentava, come 350° candidato, anche Sallusti, trascinando nella sua scia tutti i detenuti delle Case Circondariali italiane. “In queste condizioni è impossibile farcela. – ha esclamato – Meglio sarebbe se il nostro padrone riprendesse lui in mano le redini della situazione!” E ha fatto un passo indietro, senza guardare chi c’era alle sue spalle. A questo punto Schettino, per non essere travolto, ha fatto, a sua volta un passo indietro, andando ad urtare inavvertitamente due persone che erano dietro di lui, provocandone la caduta e cadendo a sua volta sopra di loro. Trattavasi di tali signora Pagano e signor De Martino che, dopo aver definitivamente risolto il problema della camorra a Caserta e a Napoli, per premio erano stati distaccati al Ministero e addetti alle intercettazioni telefoniche e ambientali, appunto, del rag. Spinelli. Svolgendo tale attività avevano scoperto che basista del sequestro era proprio la moglie di Spinelli, all’insaputa del marito e d’accordo con Ghedini, per spillare soldi extra al già tanto generoso Cavaliere che, notoriamente era “culo e camicia”, come si suol dire, col ragioniere (al quale di tanto in tanto prestava anche qualche Olgettina che gli cresceva). “Ma come! Non hai messo in lavastoviglie anche i bicchieri dove abbiamo sorseggiato il margarita io e te? Ma va là… non ci credo. E’ troppo da stupidi!” Diceva l’avvocato. “E’ proprio così. Lo giuro! Mi dispiace. E’ stata una distrazione… “ ribatteva, contrita, l’altra. “Caspita! E dire che… non avevano niente in mano.” A questo punto, apriti cielo! Ma Pagano e De Martino, giulivi, che si aspettavano una promozione, sono stati, invece, degradati a lavavetri del Ministero, allora hanno fatto anch’essi un passo indietro, ma non sarebbero caduti se non fosse stato per Schettino. Essi tapini! Ignoravano che per sottrarsi a Schettino, dovevano farne due di passi indietro. Sono stati, quindi travolti; a questo punto dalla borsetta della Pagano, caduta a terra, sono spuntati due o tre candelotti che la signora si era portata con sé, dal precedente incarico, perché “non si sa mai”. Schettino li ha visti e li ha scambiati per accendini; siccome si era proprio allora messo tra le labbra una sigaretta ed era alla ricerca di fuoco, non gli è parso vero; ne ha acceso uno, non si era accorto di nulla e stava procedendo ad accendersi la sigaretta, quando i due malcapitati travolti, che erano ancor sotto di lui, hanno urlato in coro “attento! E’ un petardo!”. Schettino, allora, finalmente ha capito, e qui si è riscattato, con felina rapidità ed arguzia ha buttato il petardo da una finestra aperta che, provvidenzialmente era nei pressi, salvando forse 100, 150 impiegati. Poi tutti insieme hanno buttato gli altri petardi dalle finestre aperte per liberarsi delle prove del delitto e, lentamente, senza correre, si sono allontanati dalla scena del crimine. Schettino voleva buttarsi a sua volta dalla finestra, poi ci ha ripensato e ha preso l’ascensore perché “non si sa mai”. Uscito dal Ministero, con grande senso di responsabilità e di umiltà, si è chiesto “dove mi trovo?”. La storia degli 8 milioni, poi, effettivamente è una bufala. Non è stato pagato nessun riscatto. 8 milioni sono la taglia che il Cav. incazzato come una iena, ha messo, e Briatore ha contribuito con 500€, per fare luce piena sui sequestratori; ora, tecnicamente andrebbero ai magistrati e agli investigatori che hanno risolto il caso. Ai quali vanno, comunque i nostri vivissimi complimenti per la precisione e rapidità nella soluzione delle due vicende trattate, davvero intricate e difficili, quasi impossibili.

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