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Rumore di passi nei giardini imperiali.

E' l'ultimo libro pubblicato da Alberto Liguoro
Genere: Fantascienza

"..in un tempo indefinito e in luoghi indefiniti, in una nuova dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, alcuni uomini e donne vivono una nuova Odissea."


lunedì 13 giugno 2011

TUTTI A CASA

Ma insomma, il Gran Capo dice di non andare a votare e tutti vanno a votare;
non c’è più una legge presentata dal Governo che passi in Parlamento;
scienziati del C.N.R. impazziscono e si suicidano in massa, gli è stato chiesto di studiare e produrre in laboratorio una creatura che abbia due teste, una a Milano e una a Torino e le gambe a Roma (e la pipì dove la fa a Firenze?);
Sarkò e la Merkel sono incazzati neri perché non possono più venderci i loro rottami radioattivi, e così Gheddafi (ha 7 spiriti come i gatti ‘sto beduino) che ce l’ha con l’Italia perché gli era stato promesso il bacio del… di dietro, in riparazione per i danni del colonialismo, e invece ci si è limitati a baciargli la mano;
Sgarbi aveva progettato un nuovo show con D’Alessio per battere tutti i record di ascolto, ma è stato boicottato da chi? Dell’Utri… pensa! Che si è messo ad urlare “sempre camorra! Sempre camorra! Ma che la mafia è l’ultima ruota del carro? E’ la Cenerentola della famiglia?”.
Tremonti chiede 80 miliardi di € in prestito per fare la riforma fiscale e nessuno lo ascolta; anche il tabaccaio sotto casa non lo saluta più per paura che gli chieda soldi.
Attici con vista Colosseo per tutti gli Italiani non ce ne sono;
Brancher pare si sia dato al giardinaggio;
Maroni va ormai in pausa caffè con i clandestini;
‘O guaglione d’o bar corre da un tavolino all’altro come un matto… sono in Siria…. sono in Brasile… sono in Turchia... sono in Libia (ha dato i nomi ai tavoli)!
Bossi ha tenuto così ostinatamente e continuativamente il dito medio alzato che si è paralizzato in questa posizione, tanto che parla così anche con i suoi, anche con Calderoli, che è… nero? No questo mai! Rosso, piuttosto, di rabbia e di vergogna per questo, tanto da creare un nuova nuance per questo colore…appunto il “rosso calderoli”; nero è Trota… continuano a confonderlo e chiamarlo persico;
Castelli si parla addosso di brutto, in modo ormai imbarazzante, non c’è pannolone che tenga;
tutti i fautori del Ponte sullo Stretto sono andati in cavalleria e ora, al posto del ponte, vorrebbero un ippodromo, ha voglia Bondi di dirgli che non si può fare, che crolla tutto;
Cicchitto è diventato così riflessivo che lo hanno ribattezzato Catarifrangente;
Innocenzi e Garimberti giocano alla pallacorda con una pallina raffigurante la testa ghigliottinata di Santoro, ma si annoiano. Arbitra da un gran seggiolone, Fazio (Antonio, non Fabio, quest’ultimo si defila, ambedue hanno un volto così sconsolato...).
Belpietro chiude “Libero” e apre “Occupato”.
Gianni Letta sparge in giro la voce di essere cugino di II grado di Enrico Letta;
Fede, Lele, e Briatore, per farsi perdonare e per mettere tutto a tacere, pagano di tasca propria gli 800.000 € di multa delle televisioni per aver trasmesso a reti unificate i messaggi del Premier;
Vespa, cambiata pettinatura (alla scapigliatura milanese... beh si fa quel che si può!) e debellati tutti i porri, esalta già le doti di un Casini, un D’Alema, con delle aperture persino verso Vendola, ma è diffidente nei confronti di Fini, che si consola con Grillo;
Giovanardi non sa più che pesci pigliare e continua a ricordare di quando faceva la controfigura di Fernandel, sperando di essere assunto come commesso.
E allora?
Lo spettacolo termina qui, le luci della ribalta vengono spente, l’ultimo ad apparire è Scilipoti che, come Maria Antonietta a Versailles, fa un definitivo inchino alla platea;
le ragazze dietro le quinte piangono, qualcuna non lo dà a vedere, Mara, Nicole sono le più contenute, ma Stefania, Michela Vittoria, Maristella, Giorgia singhiozzano senza ritegno, si abbracciano, dichiarano che non si lasceranno mai, Daniela è già in fuga, volata lasciando dietro di sé l’ever green profumo dei soldi, a St. Tropez;
c’è tensione, commozione, un mesto Gasparri col baschetto da elettricista in testa sale su una scala, a momenti inciampa, cala il sipario, buio in sala… da qualcuno nell’ombra un ultimo applauso prima di uscire.
Un ingobbito Sallusti chiude il portone del grande teatro; a qualcuno che gli chiede se ci saranno altre rappresentazioni, risponde commosso “lo spettacolo è finito”.
Raffiche rapide e improvvise di vento portano via l’ultima locandina semistrappata del dramma “La vi…ta..pa…cch…ia” si legge a stento, mentre sparisce lontano e cadono le prime gocce di una pioggia che si prospetta torrenziale.
L’aveva detto…après moi…

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